Signora di Avalon by Marion Zimmer Bradley

Signora di Avalon by Marion Zimmer Bradley

autore:Marion Zimmer Bradley [Zimmer bradley, Marion]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


13

Il fischio della sentinella riecheggiò acuto nelle paludi e, quando venne udito ai piedi del Tor, un grido carico di eccitazione ripeté il messaggio.

«Arriva qualcuno! Diradate le nebbie e mandate la barca che lo condurrà ad Avalon!»

Dierna si drappeggiò il lungo velo sulla testa e sulle spalle. Si sentiva insolitamente agitata e il cuore aveva preso a batterle all’impazzata; si fermò un attimo, sorpresa, inspirò a fondo e poi uscì dalla penombra della sua casa per andare incontro alla calda luce del sole estivo. Scrutò con fare indagatore le sacerdotesse che la aspettavano.

Crida notò il suo sguardo e scosse il capo. «Hai forse paura che non saremo all’altezza? Perché tutta questa attenzione? È soltanto un romano…»

«Non esattamente» replicò Dierna. «Appartiene alla tribù di un popolo non molto diverso dal nostro e come tanti nostri giovani è stato costretto a adattarsi al modello romano. Ed è un uomo amato dagli Dei…»

Zittita da quella risposta, Crida si coprì il viso con il velo.

Dierna annuì soddisfatta e fece strada lungo il tortuoso sentiero. Quando furono nei pressi della riva, Ceridachos andò loro incontro, vestito con tutti gli ornamenti del Sommo Druido, seguito da Lewal, che in passato aveva già incontrato il loro visitatore.

Dierna si chiese come sarebbe apparso il Tor agli occhi del navarca. Nel corso degli anni i primi edifici di fango e canne imbiancati a calce erano stati sostituiti da costruzioni in pietra che però si concentravano sul fianco della collina: soltanto il lungo Viale delle Processioni, con le sue colonne binate, possedeva la maestosità delle opere edilizie di Roma, sebbene di genere del tutto diverso. Le pietre erette che coronavano il Tor erano già antiche quando Roma era soltanto un pugno di capanne sparse su sette colli.

L’imbarcazione di Avalon era stata tirata in secca sulla riva, sotto i meli: costruita ai tempi della madre di Dierna, era abbastanza grande da poter trasportare non solo uomini ma anche cavalli e per spingerla venivano usati i remi e non una pertica come le barche più piccole impiegate dal popolo delle paludi per muoversi tra i canneti. La Somma Sacerdotessa vi salì, prendendo posto a prua, e a un suo cenno l’imbarcazione iniziò a scivolare silenziosamente sull’acqua illuminata da una sfavillante foschia che velava d’oro le colline lontane. Quando raggiunsero il centro del lago, Dierna si alzò e rimase in perfetto equilibrio grazie alla lunga pratica, senza contare che quel giorno l’acqua era piatta come una tavola.

Fece un respiro profondo e sollevò le mani, agitando le dita come se stesse tessendo un filo invisibile. A loro volta i rematori sollevarono i remi in modo che la barca galleggiasse, in attesa, sulla soglia tra i due mondi. L’incantesimo che richiamava le nebbie veniva intessuto nella mente, ma poi si manifestava all’esterno, collegando quei mondi tramite il movimento delle mani. Mentre il respiro di Dierna acquistava potere, la sua gola cominciò a vibrare, senza però emettere alcun suono. A un certo punto la sacerdotessa chiuse gli occhi, appellandosi alla Dea che abitava in lei e raccogliendo le forze necessarie per un ultimo potente atto di volontà.



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